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Documenti. Le forze garibaldine

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«Originariamente la legione comprendeva circa 3.000 uomini. [...] La composizione originaria si modificò in seguito più volte, ma lievemente come forma, grandemente come numero di appartenenti. Alla partenza da Castelletto per Arona, e quindi all'inizio della coraggiosa campagna che seguì l'armistizio di Salasco, la colonna era formata da 1289 uomini e tanti pressapoco sbarcavano a Luino, dunque dal momento che aveva lasciato Bergamo si era meno che dimezzata.
A Castelletto subì un riordinamento che non alterò gran che la disposizione originaria.

Il battaglione Anzani si trasformò nella Compagnia Medici, formata da poco più di 100 uomini al comando di sei ufficiali fra cui il capitano dell'esercito piemontese De Vecchi, il tenente Gorini, e il porta-bandiera Azzolini, sergente.

Seguivano tre battaglioni.

Battaglione I o battaglione bergamasco trasformatosi nel battaglione Volontari Lombardi. Era diviso in 6 compagnie. Vi facevano parte parecchi ufficiali fra cui il capitano Chiappella.

Battaglione II o battaglione vicentino, che conservò una fisionomia simile all'originaria ed era al comando del maggiore Angelo Pegorini.

Il numero delle compagnie variava da battaglione a battaglione, ma si aggirava dalle 4 alle 6 e le formava in media una sessantina di uomini.

Fra le truppe si distinguevano alcuni militi polacchi per la disciplina e lo spirito militare. non mancarono persino ufficiali francesi.

Le guide a cavallo erano sempre una quarantina. Il comando lo conservava Bueno Ignazio coadiuvato da altri ufficiali fra cui il capitano Giacomo Minuto. Trombetta delle guide era il sottotenente Colombo Antonio.

La legione conservava i due pezzi di artiglieria con i serventi avuti a Bergamo, e un nutrito stato maggiore in cui un posto di particolare fiducia rivestiva l'aiutante maggiore Antonio Marocchetti e trovavansi anche in qualità di consiglieri, alcuni ufficiali piemontesi che erano stati assegnati alla legione dal Governo provvisorio di Milano e che a Castelletto avevano avuto l'incarico di riorganizzare la legione. Commissario amministrativo della colonna era un certo Ghione, sostituito talvolta da altri.
Il numero dei componenti la legione subì un notevole flusso e riflusso per le continue diserzioni e per il sopraggiungere di nuovi volontari. Questi però sempre in numero minore».

 

Leopoldo Giampaolo, Mario Bertolone, La prima campagna di Garibaldi in Italia (da Luino a Morazzone) e gli avvenimenti militari e politici nel Varesotto 1848-1849, Musei Civici, Varese 1950, pp. 75-77.