Documenti. Dal diario di Garibaldi

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Memorie Garibaldi«Si difettava d'armi però, massime di munizioni già consumate nelle pugne antecedenti, e non solamente eravamo lontani dalla nostra base, il Piemonte, ma le comunicazioni potevano dirsi quasi interotte. Il patriottismo d'alcuni cittadini suppliva alcune volte alle comunicazioni col Piemonte riguardo alle notizie, ma armi e munizioni era difficile od impossibile d'averne. Ciò mi fece nascere l'idea di riavvicinarmi al Lago Maggiore e tentare nello stesso tempo un colpo di mano su Laveno. Ecco dunque nuovamente i Cacciatori delle Alpi sulla strada da Como a Varese. Il maggiore Bixio, distinto e risoluto ufficiale, uno di quelli come Cosenz e Medici, a cui si può affidare la direzione di qualunque impresa con la certezza che faranno il loro dovere, lo destinai ad avanzarsi per osservare Laveno; ma non gli toccò l'assalto meditato, perché nell'avvicinarsi a quel punto mi venne suggerito che l'operazione potevasi coadiuvare dal lago; e Bixio era il migliore che poteva incaricarsi d'un'impresa sull'acqua, perché alla dote d'esser un bravo militare unisce quella d'essere un esperto capitano di mare.

Si stette poco in Varese e si marciò a Gavirate, scaglionando poi la brigata da Gavirate a Laveno. Avrei potuto tentare un assalto serio di notte su Laveno con tutta la brigata; però da notizie ricevute sapevo Urban in traccia nostra, molto ingrossato, ed ero quindi ben deciso a non impegnarmi con tutte le forze, avendo un formidabile nemico alle spalle e non lontano. Mi limitai dunque ad un colpo di mano parziale, e ne incaricai due compagnie del primo reggimento, agli ordini dei capitani Bronzetti e Landi. Il maggiore Marrocchetti doveva sostenerli col resto del battaglione, ed il colonnello Cosenz col resto del reggimento. Frattanto mi erano arrivati due piccoli obici di montagna e due cannoncini con alcune munizioni condotti dal prode capitano Griziotti.

L'operazione su Laveno non riuscì: il capitano Landi, che assaltò per il primo, entrò nel forte verso l'una della mattina con una ventina di uomini, ma non essendo seguito dal resto della compagnia fu obbligato di evacuarlo, molto più ch'egli stesso era gravemente ferito. Il capitano Bronzetti fu traviato dalle guide e non giunse a tempo per cooperare all'assalto, dimodoché i nostri, essendo stati respinti, furono obbligati di prender posizioni scoperte, ed ai nemici da dietro a' ripari dei parapetti riuscì facile il ferirne alcuni. Se col capitano Landi fosse entrato il resto della compagnia e fosse stato seguito dall'altra compagnia di Bronzetti, il forte occupato da un'ottantina di nemici sarebbe certamente rimasto in nostro potere. Preso quel forte, dominante tutte le altre posizioni, ed i vapori, io avrei potuto facilmente occupare Laveno e tenermi così aperte le comunicazioni col Piemonte.

Attacco Forti LavenoMancò l'assalto del forte e mancò quello dalla parte del lago sui vapori, non avendo potuto il maggiore Bixio indurre le barche di finanza della riva piemotese ad accompagnarlo. Bisognò quindi pensare alla ritirata quando il nemico si accorse, all'alba, che il nostro assalto non era riuscito, e cominciò un fuoco tremendo contro le compagnie che si ritiravano e le riserve.
I forti e i vapori cannoneggiavano dispera- tamente come se avessero voluto vendicarsi della paura ricevuta nella notte. Essi tiravano dei razzi, trastullo favorito degli Austriaci, in quantità strabocchevole. Vero trastullo, giacché non ho veduto mai un uomo od un animale ferito da quella specie di spauracchi. Volendo l'Austria collo spavento dominare in Italia, essa si è servita con molta compiacenza dei descritti razzi, che intimorivano senza ferire, e degl'incendi, che impaurivano e ferivano. Se ne ricordino bene i nostri concittadini! Io spero che le popolazioni le quali, per loro sventura, l'hanno ancora sul collo, se ne sbarazzeranno presto, e più non vedremo i suoi razzi ed i suoi incendi. Ma se, per caso, andasse diversamente la cosa, ricordiamoci dei razzi, degli incendi e degli assassinii!

A mezzogiorno di Laveno vi è un'altura coronata da boschi, dalla quale si dominano perfettamente tutte le posizioni di Laveno ed il porto. Io avevo inviato la nostra piccola artiglieria su quella posizione, ed essa servì ad allontanare alquanto i vapori, sicché la ritirata si fece in assai buon ordine.

Il capitano Landi si condusse da prode, avendo condotto fin dentro la fortezza la testa della sua compagnia, e forse l'oscurità della notte fu causa del traviamento del resto: egli vi rimase gravemente ferito. Se tanta fortuna avesse avuto il Bronzetti, valorosissimo anch'esso, la riuscita dell'impresa era sicura. I tenenti Spegazzini e Sparvieri vi furono pure feriti, combattendo egregiamente.

La sera dello stesso giorno io ebbi avviso che Urban era entrato in Varese. Ciò mi contrariava alquanto: io ero tagliato da Como, e non c'era tempo da perdere. Mi gettai in Val Cuvia colla brigata, ed attraversando Val Ganna, scesi alla vista di Varese».

 

Giuseppe Garibaldi, Memorie autobiografiche, G. Barbéra Editore, Firenze 1907, pp. 298-300

Città di Verbania. Il Risorgimento su Lago Maggiore - Documenti. Dal diario di Garibaldi
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