30 - 31 maggio 1859. Il fallito attacco alla flotta austriaca

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Il 29 maggio 1859 Garibaldi inviò sulla sponda piemontese del lago Maggiore il maggiore Nino Bixio con lo scopo di riunire gente armata, mettere insieme una flottiglia e tentare di prendere di sorpresa i vapori imperiali all'ancora nella rada di Laveno. Nelle intenzioni del Generale l'attacco dal lago doveva servire da diversivo mentre i Cacciatori delle Alpi avrebbero sferrato da terra l'offensiva principale contro il forte Castello.

Bixio, accompagnato da Francesco Simonetta, giunse a Pallanza la mattina del 30 maggio e si incontrò con il regio commissario Giuseppe La Farina e con l'intendente della provincia Angelo Cordera. Una breve riunione per metterli al corrente del progetto. Tutto venne organizzato in poco tempo. Nel pomeriggio fu pubblicato una specie di bando d’arruolamento, la chiesa di San Sebastiano venne scelta come luogo per il raduno. Alle sette iniziarono a giungere a Pallanza i primi volontari. Per la verità non molti, ma sufficienti per cogliere di sorpresa gli amministratori del borgo che fino a quel momento erano stati tenuti all'oscuro di ogni cosa. Il Consiglio delegato prontamente si attivò per offrire ospitalità e aiuto nel migliore modo che la brevità del tempo gli rese possibile. Fu distribuito tra i convenuti vino, e tutti li oggetti di cui poterono abbisognare, compresa qualche arma da fuoco.

Pallanza chiesa di San SebastianoI volontari che in quella piovosa notte si radunarono in San Sebastiano non superavano le duecento unità. Male armati, in gran parte doganieri precettati dal loro superiore, qualche noto contrabbandiere, quaranta Intresi e altri uomini di Oggebbio e Trobaso. Pochi quelli di Pallanza, non più di ventidue. Ecco i nomi: Albertoletti Ferdinando, Arioli Luigi, Arnatti Domenico, Ballario Luigi, Berrutti Carlo, Cugia Pasquale (direttore del penitenziario), Curti Domenico, Della Rossa Giuseppe, Della Rossa Matteo, Dell’Oro Giuseppe, Derossi Antonio, Ferradini Giuseppe, Gay Giovanni, Gasparoli Domenico, Giovanola Giovanni, Maggiani Edoardo, Minioni Bartolomeo, Minoretti avvocato Giuseppe, Montobbio Ercole, Pejla Antonio, Spertini Giovanni Matteo, Vignoli Pietro.

Nel frattempo Bixio e Simonetta si portarono a Intra per far preparare dai barcaioli del luogo un lungo serpentone di tronchi e fascine legate insieme che, lasciato galleggiare alla deriva nel golfo di Laveno, avrebbe reso difficili le manovre dei vapori austriaci.

Ormai a notte inoltrata i volontari lasciarono l’Oratorio e tra la folla acclamante si diressero verso la riva del lago. Giunti sulla spiaggia posta proprio di fronte all’isolino San Giovanni, dopo aver ascoltato il discorso pronunciato a nome della municipalità dal vice-sindaco Arnatti, i patrioti si imbarcarono su una eterogenea flottiglia racimolata alla belle e meglio la sera stessa: lance di diverse dimensioni e fogge, e persino una bissona da gala requisita ai Borromeo. Partivano da Pallanza per liberare il suolo di Lombardia dal giogo straniero. L’ardita azione ebbe però tutt’altro esito.

Superata la punta della Castagnola, fatte poche centinaia di metri in direzione di Laveno, ecco apparire la nera e minacciosa sagoma di un piroscafo nemico. Fu questione di un attimo e la flotta garibaldina si scompigliò in preda al panico. A nulla valsero le rabbiose urla del Bixio che in piedi sulla barca, illuminato dai bagliori delle congreve austriache, tra gli spruzzi delle onde e la pioggia battente, cercava di riportare un po’ di ordine tra gli equipaggi.

Mentre sulla sponda lombarda impazzava la battaglia intorno al forte Castello, invertita la rotta, gli spaventatissimi vogatori si diedero a una precipitosa fuga verso Intra.