Documenti. Dal diario di Francesco Simonetta

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Diario Simonetta«Maggio 29 - [...] Trovandosi in Varese, venne ideato il progetto di tentare un colpo di mano su Laveno: attaccare d'improvviso i battelli a vapore, ed in pari tempo i forti durante la notte. Per tale scopo partivano la notte stessa il maggiore Bixio con altri distinti ufficiali, accompagnati dal Comandante con diverse Guide, per S. Andrea ed alla volta del lago. Rimanevano a S. Andrea alcuni ufficiali con poche Guide a vedetta e per scorta, coll'incarico di raccogliere e preparare tutto il materiale possibile atto all'attacco. Studiassero e prendessero conoscenza di Laveno e de' suoi forti. Altre Guide venivano lasciate a Besozzo. Da qui, in legno, il Comandante delle Guide, il maggiore Bixio, Ansaldi e Rossi, esperti capitani di mare, per Ispra portaronsi ad Angera e passarono ad Arona. Loro incarico era raccogliere quante più barche potevano, e quanta più gente risoluta e sicura volesse sotto gli ordini del maggiore Bixio, al quale era affidato il comando supremo, prender parte ad un attacco dal lato del lago, nel mentre che le nostre truppe avrebbero attaccato Laveno su tutti i punti da parte di terra.

Maggio 30. - Parlarono ad Arona coll'ispettore delle dogane perché mettesse, come volenteroso mostravasi a mettere, a disposizione di tale impresa le barche tutte appartenenti alla Dogana, non che le Guide tutte che aveva sotto a' suoi ordini. Passavano in seguito all'Isola dei Pescatori a Pallanza ed a Intra, e dappertutto venivano date istruzioni e prese intelligenze per il proposto scopo. A Pallanza il regio commissario La Farina e l'Intendente vennero informati del progetto, e vi prestarono il loro appoggio. Da Pallanza vennero spediti dei messi lungo la riviera fino a Cannobbio, perché pure da colà si venisse a prendere parte all'impresa. Pallanza era fissato punto di convegno ove tutti dovevano riunirsi per la sera di quel giorno, e da dove la spedizione avrebbe avuto direzione e principio. Era stabilito che l'attacco avrebbe avuto luogo alle 2 del mattino del 31, ossia l'indomani. Date tutte le disposizioni e le informazioni che da lui si aspettavano, il Comandante ripartiva verso sera da Pallanza e per Arona, Angera ed Ispra recavasi a S. Andrea, e là avendo sentito (erano circa le 2 ant.) che il Generale con le truppe era partito per l'attacco, continuava il suo cammino fino a che venne a raggiungerlo presso all'abitato di Laveno, e quando l'attacco era già cominciato e che già si erano sentite le prime fucilate.

Maggio 31. - Riferiva il Comandante al Generale le disposizioni che erano state date; disse come diversi fra la gioventù d'Intra fossersi mostrati disposti a seguir l'impresa; come altri d'altrove forse avrebbero potuto concorrervi; però non potersi fare alcun calcolo né sulla riuscita dell'impresa da parte del lago, né sulla possibilità che pur venisse da quel lato tentata, stante l'incertezza da lui scorta nelle guardie di finanza, sulle quali si sarebbe dovuto far maggior conto, né sulla fermezza del buon volere di quelli che volontari si offrivano. Mentre tali comunicazioni faceva il Comandante al Generale, il cannone dei forti tuonava; poco dopo, e quando faceva giorno, si videro retrocedere dall'attacco alcuni feriti, dai quali si seppe come la loro compagnia, comandata dal capitano Strambio, fosse giunta fino sotto alcune feritoie e come alcuni fossero pervenuti ad introdursi nel recinto del forte. Seppesi di poi che la compagnia del capitano Bronzetti, per l'oscurità e per la guida che l'aveva abbandonato, erasi perduta, e quindi non era giunta in tempo ad attaccare il forte dal lato che gli era stato assegnato, e che era quello che presentava maggior facilità di riuscita. Totalmente mancato l'attacco da parte del lago, per essere stato di troppo ritardata la partenza da Pallanza, e quindi già messo in avvertenza l'inimico dell'attacco di terra quando le barche non erano che a mezzo lago, il maggiore Bixio, vista l'impossibilità di prestare un efficace concorso, fece ritorno coll'intero convoglio, e prese terra ad Intra, da dove poté più tardi attraversare e prendere terra presso Santa Caterina miracolosamente scampato da un vapore austriaco, che lo inseguì, mercé l'abilità di alcuni contrabbandieri, che in un loro velocissimo battello lo tragittarono.
Mancato l'attacco da parte di terra, si poteva ritenere la impresa fallita. Ciò nullameno si esplorò Laveno ed i suoi forti da diversi punti. Vennero portati i cannoni comandati dal capitano Griziotti e guidati dal Comandante sulla sommità del piccolo monte che domina il forte di Cerro di fronte ai forti di San Michele, e da colà vennero fatti solo 4 colpi, due dei quali sul vapore Radetszky. I colpi furono bene aggiustati, per cui obbligarono il vapore ad allontanarsi: però, appena colà piazzati i nostri cannoni, fu quel posto talmente bersagliato dalle cannonate, che il Generale mandò l'ordine si muovessero da colà e si pensasse a ritirarsi. Si passò a Cittiglio a bivaccare. Si seppe che in quel giorno gli Austriaci erano in marcia per Varese e che altri da Gallarate movevano verso Sesto-Calende. In seguito a tali notizie il Generale pensò portare le nostre truppe in Cuvio e più oltre in Valle Ganna. Diede ordine rimanesse in Gemonio un piccolo distaccamento di Guide che esplorasse lungo la strada per Laveno e Varese il nemico, e riferisse se il medesimo, che stava per giungere a Varese, si mettesse in comunicazione col presidio di Laveno (tale distaccamento di 4 Guide era comandato dal sergente Besana). Prima di sera si giunse a Cuvio. La notte si ebbe un allarme causato da una sentinella che impazziva».

Il diario di Francesco Simonetta, comandante della cavalleria garibaldina nella campagna del 1859,
Casa Editrice Italiana, Roma 1909, pp. 31-33.

Città di Verbania. Il Risorgimento su Lago Maggiore - Documenti. Dal diario di Francesco Simonetta
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