1860-1861. L'Italia Unita

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Discorso del reNel biennio 1859-1860 gli avvenimenti politici e militari si susseguirono a ritmo incalzante. Mentre l’esercito franco piemontese avanzava in Lombardia, in altre parti della penisola scoppiarono insurrezioni: in Toscana, a Modena e Parma furono cacciati i rispettivi sovrani. A Bologna e in Romagna ugual sorte toccò al legato pontificio. In queste città si formarono governi provvisori che, finita la guerra, contravvenendo alle clausole dell’armistizio di Villafranca, si opposero al ritorno degli antichi governi. L’11 e il 12 marzo 1860 le popolazioni di questi territori espressero a gran maggioranza voto favorevole all’annessione al Regno di Sardegna.

Nella notte tra il 5 e il 6 maggio di quello stesso anno, salpavano da Quarto Garibaldi e i suoi 1087 volontari. Marsala, Calatafimi, Palermo, Milazzo, Melito Porto Salvo, Napoli, Capua, sono tutte le tappe che segnarono la liberazione del Mezzogiorno, definita dai patrioti italiani come un’impresa quanto altre mai ricordi la storia. Nel frattempo, sul finire dell’estate, le truppe piemontesi dei generali Fanti e Cialdini occuparono le Marche e l’Umbria sconfiggendo il 18 settembre a Castelfidardo i soldati pontifici. Assunto ad Ancona il comando dell’esercito, re Vittorio Emanuele II entrò in Campania e nei pressi di Teano si incontrò con Garibaldi.

Fu un plebiscito, svoltosi il 21 ottobre, a sancire il passaggio del Regno delle Due Sicilie sotto la corona sabauda: «il popolo vuole un’Italia una e indivisibile con Vittorio Emanuele re costituzionale e i suoi legittimi discendenti?», la risposta fu sì. Ugual risultato si ebbe nella consultazione svoltasi in Umbria e Marche il 4 e 5 novembre.

Il 13 febbraio 1861 l’esercito piemontese vinse a Gaeta l’ultima strenua resistenza borbonica. La munita fortezza fu presa per fame, dopo mesi di bombardamento. A Torino intanto Cavour preparava il disegno di legge per la proclamazione del Regno d’Italia.