1861. La Gazzetta Ufficiale
Ecco, in sintesi, l’iter parlamentare che portò alla proclamazione del Regno d’Italia.
[Seduta 11 marzo 1861]
Cavour: (Movimento di attenzione) «Ho l’onore di presentare alla Camera il seguente disegno di legge già approvato dal Senato del Regno: Articolo unico. Il re Vittorio Emanuele II assume per sé e i suoi successori il titolo di Re d’Italia». (Applausi prolungati e grida di Viva il Re d’Italia!)
Presidente: «Debbo avvertire i signori deputati che questo disegno di legge, unitamente alla relazione, è già stampato, se la Camera credesse, attesa l’urgenza, di occuparsene immediatamente, potrebbe riunirsi domani mattina negli uffici».
Alcune grida. «Oggi!»
Altre voci. «Questa sera!»
[Seduta 13 marzo 1861]
Presidente «… prego l’onorevole Farini di dar lettura all’indirizzo in risposta al discorso della Corona, che credo abbia già pronto».
Farini: «Sire! Rappresentanti della nazione libera e unita quasi tutta, noi ci confidiamo nel vostro animo di re italiano e di valoroso soldato…».
Presidente: «Se nessuno chiede di parlare, pongo ai voti l’approvazione dell’indirizzo». La Camera approva all’unanimità (nuovi applausi).
[Seduta 14 marzo 1861]
Giorgini: «Signori, la Commissione incaricata di riferire sul progetto di legge, per cui re Vittorio Emanuele II assume il titolo di Re d’Italia...»
Parecchi oratori prendono a un tempo la parola.
Molte voci. Ai voti! Ai voti!
(Movimento generale d’impazienza. Molti oratori rinunciano alla parola)
Il presidente legge un dispaccio telegrafico del generale Cialdini «Messina 13 marzo 1861. La cittadella si è resa...» (applausi generali e grida di evviva fragorosi)
Si procede all’appello nominale.
Presenti e votanti 294
Maggioranza 148
Voti favorevoli 292
Due deputati dichiarano di aver sbagliato a votare. La Camera approva all’unanimità (Duplice salve di applausi e grida di: Viva il Re d’Italia).
Il 17 marzo 1861 l’articolo unico venne pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale, come la legge n. 4671 del Regno di Sardegna. Il successivo 21 aprile quella stessa legge diventò la n. 1 del Regno d'Italia.