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Documenti. Dal diario di Garibaldi

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«Passammo la Sesia, e marciammo su Borgomanero. Giunto in cotesto ultimo paese, io presi le mie disposizioni per passare il Ticino. A Biella già avevo conferito col prode capitano Francesco Simonetta sul modo di passare quel fiume, e lo avevo mandato avanti con alcuni de' suoi cavalieri per prendervi le disposizioni necessarie a tale operazione. Cotesto prode e intelligente ufficiale aveva uno stabilimento a Varallo-Pombia, era quindi praticissimo dei luoghi che avvicinavano le sponde del Ticino ed amato dalle popolazioni, dimodoché egli preparò qualunque cosa per il passaggio con una sagacia veramente ammirabile. Io conferii con pochi de' miei più distinti ufficiali sulla mia determinazione, ed in termini da far capire ch'ero risoluto a tentare senza esitazione. La mia paura, francamente, era d'esser richiamato indietro, o d'aver qualche contr'ordine.

Da Borgomanero ordinai i viveri ad Arona, e gli alloggi, persuaso che in quel paese non mancherebbero spie austriache da informarne il nemico. Giunsi ad Arona con la brigata al principio della notte: entrai nel paese con alcuni cavalieri, fingendo di volervi prendere stanza, secondando la finzione gli ufficiali d'alloggio, commissari e forieri. Ordinai segretamente che si prendessero tutte le precauzioni sui differenti accessi del paese, acciocché la truppa non entrasse, e la feci incamminare verso Castelletto. Giunti a Castelletto e trovate le barche pronte al disotto del paese, feci passare il secondo reggimento col colonnello Medici: tutto il resto rimase sulla sponda destra. Il passaggio si effettuò in buon ordine; solamente, siccome le barche erano un po' pesanti e molto cariche, non potevansi maneggiare facilmente e non approdavano allo stesso luogo: alcune anzi erano trasportate alquanto abbasso dalla corrente; ciò cagionò un po' di ritardo per la riunione del reggimento sulla sponda lombarda. Finalmente si marciò su Sesto Calende, si fecero prigionieri alcuni preposti e gendarmi, e si stabilì subito il porto, su cui continuò a passare il resto della brigata. Credo che fosse il 17 maggio 1859! [ndr: era il 23 maggio]

Eravamo sulla terra lombarda! Al cospetto della potente dominatrice che da dieci anni preparava il suo esercito vittorioso, ch'essa ora credeva invincibile, a compiere ciò che le era mancato a Novara; forse sognando piacevolmente di metter le ugne dell'aquila sua sull'intiera penisola.

Eravamo tremila, il bagaglio era poco, giacché avevamo lasciato il sacco della gente a Biella. I carri avevano avuto ordine di fermarsi in Piemonte, meno pochi destinati alle munizioni. Alcuni muli per le stesse e per l'ambulanza erano stati provveduti dall'egregio ed instancabile Bertani capo chirurgo.

Da Sesto marciai colla brigata a Varese. Nella notte Bixio col suo battaglione prese per la sponda del Lago Maggiore verso Laveno, con ordine di fermarsi sullo stradale che da quel punto mette a Varese. De Cristoforis rimase a Sesto colla sua compagnia per tenerci aperte le comunicazioni col Piemonte. Questo valoroso ufficiale fu il primo, come lo era stato a Casale, ad impegnarsi col nemico. Gli Austriaci, sapendoci a Sesto, mandarono una forte ricognizione, e vi trovarono De Cristoforis colla sua compagnia. Quel prode non contò il nemico, si batté risolutamente, e dopo una onorevole pugna ripiegò sul distaccamento di Bixio. Tale era stato il concerto, perché io era ben persuaso di non poter con sì poca forza tenere l'importantissimo punto di Sesto Calende. Gli Austriaci però, con quella loro caratteristica prudenza, non lo tennero essi, e si ritirarono su Milano».

 

Giuseppe Garibaldi, Memorie autobiografiche, G. Barbéra Editore, Firenze 1907, pp. 283-285