Documenti. Cronaca di Valentino Carrera

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«La città d'Intra che, se non per bellezza di forme o di posizione, è senza dubbio per commercio e per ricchezze la più florida del Verbano, sita per natura pressoché in prospetto del golfo di Laveno, doveva apparire una sapida offa alla golosità degli stranieri: quante volte gl'imperiali non avranno dagli abbaini e dalle fuciliere sospettose del forte dell'Arcangelo Michele guatato con occhio desioso là in faccia quella briosa cittadina d'Intra, pensando con libidine di istinti grifagni agli opulenti scrigni dei tanti manufatturieri!

Nel pomeriggio del giorno 23 del maggio, il Ticino esce dal covo di Laveno e giunge nelle acque d'Intra. Col portavoce chiede parlamento: nessuno si move. Intima ad alcuni ragazzi, che si trastullavano in una barchetta presso al molo, di chiamare sulla spiaggia il Sindaco. Questi rifiuta d'accorrere all'invito, ed il Municipio incarica Cesare Varini, giovane ardimentosissimo, di salire a bordo del piroscafo straniero. Quel capitano ingiunge al Varini di dire agli Intresi che, ove non consegnino tosto due prigionieri (ch'essi tenevano quali spioni del nemico) e non affondino quante barche hanno in porto, egli avrebbe senza altro bombardato la città. Il Varini scende, racconta la minaccia e le pretese: si suonano a stormo le campane; le milizie e una frotta di volontari accorrono sulla spiaggia per rispondere colle schioppettate alle intimazioni del nemico. Il quale, viste le poco propizie intenzioni degl'Intresi, si mosse verso Pallanza.

L'animosa gioventù che vedea così sfuggirle un'occasione di spiegare la propria bravura, corse in vista del piroscafo, lungo la via attorno alla Castagnola, per dare avviso ai Pallanzesi delle minaccie degli imperiali, e per impedire uno sbarco. Perciò, essendosi il legno appresssato alla sponda, spararono le armi sul ponte; provocazione che ebbe a subitanea risposta una viva fucilata e cinque granate.

In quel giorno gl'Intresi eleggono un Comitato per la difesa, di sei cittadini onorati e animosi. Furono dessi Gio. D. Delorenzi, brioso autore di poesie umoristiche, Ceretti Pietro, autore del Pellegrinaggio in Italia, Carlo Franzosini, Gio. Aluvisetti, Lorenzo Cobianchi e Vittore Müller.

Si provvide anzitutto ad asseragliare la città verso il Lago, ed all'invito accorse in poco d'ora una torma di artefici, d'ogni mestiere, e di cittadini per censo o per felici industrie fra i principali, che con instancabile gara trassero sulla spiaggia per essere accatastata un'infinità di legnami, di sacchi di terra, di balle di cotone e di supellettili, che buona parte di mercanti e privati offrivano spontanei. Chi non è aitante, chi non ha salde le membra ed atte a si gravi fatiche, soccorre col consiglio e con aiuti d'ogni maniera; e gli altri petto e braccia.I più sicuri imberciatori di carabina formarono uno speciale drappello fra le milizie del Comune.

Era quindi indispensabile munire le opere con artiglierie; ma come si è già detto, esse venivano improvvidamente allontanate da tutta la zona lacuale. Ma che può la tenace volontà del popolo? Da buona mano di generosi, gli esperti fonditori Güller e Greuter vennero incaricati di colare due cannoni in ferraccia da 16: vennero fusi e forniti in 5 giorni; uno però sgraziatamente scoppiava nella prova, ferendo il doganiere che lo sparava: l'altro venne allogato sul molo, fra i ripari, maneggiato da popolani che avevano già fatto le loro armi nell'artiglieria dell'esercito. Cittadini e doganieri alternarono, lungo la sponda dalla Villa Poniatowski alla punta della Castagnola, le scolte notturne, facendola eccheggiare delle grida: all'erta!

Il Comitato otteneva dal Governo munizioni pei fucili della milizia: ma quella da cannone, che il R. Commissario aveva messo a disposizione dei difensori, venne rifiutata dalla prudenza dell'Intendente della provincia, come dice il proclama che lo stesso Comitato indirizzava alla popolazione nel giorno 11 del giugno seguente. Protestarono gl'Intresi contro il diniego; ma invano. Stringeva intanto l'irrepugnabile forza del tempo; da chi invocare soccorso in quei momenti, se non dalle miniere di Monte Orfano e dell'Ossola? La generosità non invano invocata soccorse in parte alla penuria della polvere grossa».

 

Valentino Carrera, Difesa del Lago Maggiore contro l'I. R. Flottiglia Austriaca nell'anno 1859, Stamperia di Compositori-Tipografi, Torino 1861

Città di Verbania. Il Risorgimento su Lago Maggiore - Documenti. Cronaca di Valentino Carrera
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