Bellezza Gioachino

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Bellezza GioacchinoGioachino Bellezza. Nacque a Novaglio di Oggebbio il 9 ottobre 1801 da Federico e Giacomina Raffaeli. Nel 1831 lasciò Milano, ove la famiglia aveva attività commerciali, e si arruolò «come cannoniere nelle batterie a cavallo» dell’esercito sabaudo, diventando ben presto persona di fiducia del generale Alfonso La Marmora. Nel 1842 fu decorato della medaglia d’argento al valor militare «per essersi adoperato con rischio di sua vita in un terribile incendio in Venaria Reale a Torino» scoppiato il 15 marzo; quattro anni dopo per analogo comportamento gli venne conferita una menzione onorevole. Bellezza partecipò alla prima guerra d’indipendenza con il grado di luogotenente. Durante la battaglia di Santa Lucia, al comando di una sezione della 1^ batteria a cavallo, «manovrando con indomito coraggio e sotto il tiro dell'artiglieria austriaca, dapprima costringeva i cannoni nemici a tacere e, successivamente, ne metteva in fuga i serventi. Con questa azione il giovane ufficiale salvava la vita a re Carlo Alberto e a numerosi soldati sardo-piemontesi». Con regio decreto del 10 maggio 1848, fu decorato con la medaglia d’oro al valore militare, la prima assegnata sul campo. Cinque giorni dopo venne nominato capitano dell’Artiglieria Lombarda; lasciò quindi la zona delle operazioni e si trasferì a Milano, dando prova anche qui del suo coraggio: il 30 maggio sedò un tumulto popolare scoppiato nel castello sforzesco sfidando a petto nudo i rivoltosi (colpite qui, ricordate che è il petto di un padre di famiglia, risparmiato dalle palle austriache). Per questo gesto ottenne la seconda menzione d’onorevole. Si distinse anche nell’infausta battaglia di Novara del 23 marzo 1849, meritando un'altra menzione onorevole. Nel settembre dell’anno successivo il ministro della guerra, Alfonso La Marmora, gli affidò l’incarico di insegnare scherma alla Scuola di Applicazione di Cavalleria in Pinerolo, poi alla Regia Accademia Militare di Torino. Fu maestro dei prìncipi di casa Savoia. Nel 1858 re Vittorio Emanuele II lo nominò cavaliere dei ss. Maurizio e Lazzaro. Nel maggio 1863 fu collocato a riposo dall’esercito con il grado di maggiore e alla fine del 1867 si dimise volontariamente da maestro di scherma. Ritornò sul lago Maggiore, scegliendo come sua dimora Cannero dal clima più favorevole alla cagionevole salute dell’amatissima moglie. Ebbe quattro figli, «tutti e quattro soldati ed uno di essi lasciò la vita sul campo di battaglia di San Martino, colpito in fronte da una palla austriaca. Due altri morirono col grado di capitano». Gli sopravvisse il primogenito Paolo.

 

Per approfondire
F.P., Due illustri oggebbiesi.
Carlo Volpini, Studio storico sull’artiglieria a cavallo italiana, Voghera 1892.
Ulderico Grottanelli, Il libro d’oro del patriottismo italiano. Biografie e ritratti dei combattenti dal 1848 al 1870, Tipografia Tiberina, Roma 1902.
Città di Verbania. Il Risorgimento su Lago Maggiore - Bellezza Gioachino
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