30 - 31 maggio 1862. Garibaldi a Laveno

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Nella primavera del 1862 Giuseppe Garibaldi visitò numerose città e borghi del Nord Italia per convincere le amministrazioni locali e la popolazione dell'importanza di esercitarsi all'uso della carabina per non più temere «l'insolenza né la disciplina dei vecchi soldati dello straniero». Il 27 maggio si recò a Como, il 29 a Varese, il giorno successivo si mise in viaggio verso il lago Maggiore.

Garibaldi giunse a Laveno in carrozza alle quattro del pomeriggio del 30 maggio. Ogni contrada del borgo era parata a festa e la popolazione euforica lo accolse al suono della banda cittadina. La Guardia Nazionale era schierata a ranghi completi insieme ad una scolaresca vestita con l'uniforme dei Cacciatori delle Alpi. Tra il suono delle campane a stormo e i botti dei mortaretti il generale si portò a casa Tinelli e affacciatosi al balcone ascoltò il discorso di saluto pronunciato da un «vispo ed intelligente fanciullo, Carlomagno Pedotti». Assai commosso Garibaldi ringraziò il suo piccolo camerata ed esortò i Lavenesi e gli Italiani atutti  non permettere più allo straniero di opprimere i propri fratelli.
Si recò quindi a inaugurare il Tiro a segno e alla sera, dopo aver visitato i forti, ritornò nuovamente in casa Tinelli, dove incontrò le sorelle di Ambrogio Terruggia e Ulisse Pedotti, due volontari lavenesi caduti per l'indipendenza tra le fila garibaldine.
Il giorno successivo il generale, dopo aver fatto visita alla scuola maschile, partì in piroscafo alla volta di Luino.

 

Per approfondire
Nazareno Ferrari, Laveno Mombello nel Risorgimento. 1815-1870, Laveno Mombello 1959, pp. 135-140.
Renzo Boccardi, La "Settimana Garibaldina" sul Verbano, 3-11 Giugno 1862, in «Verbania», marzo 1910, pp. 60-61