Documenti. Dal diario di Giosuè Aluvisetti

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5 giugno 1862
«Si aspetta Garibaldi. Alle ore 4 si raduna la civica e fummo posti sotto la tettoja formando due ali dalla tettoja al lago insieme alla Società Operaja.
Alle ore 5 ½ tuonano il cannone e i cannoncini. Approda il piroscafo e ne sorte Garibaldi. Egli è piccolo di statura. Tiene calzoni a zuava bigi fini. Ha un cappello all'Orsini in testa: ha capelli longhi, barba baffi biondi e corti. Tiene una talma bigia foderata da una fodera di rosso scarlatto.
Arrivato sotto la tettoja salutò col cappello l'accorsa popolazione al grido di viva Garibaldi e la Società degli operai e si avviò al Palazzo municipale, e la civica e gli operai quivi pure vi si portarono. Quivi Garibaldi fece un piccolo discorso ringraziando il popolo della accoglienza fattagli, raccomanda l'unione, la soppressione di controversie fra i diversi ceti di persone (tra ricchi e poveri) e di addestrarsi alla carabina, non potendo il povero per le spese vi contribuiscano le persone agiate. Ringraziando di nuovo montò in carrozza col sindaco Carlo Franzosini e si portarono a casa Simonetta, quivi mangiarono. Alla sera andarono a teatro fra clamorosi evviva: quivi sino alla fine ristette, alternandosi l'inno di Garibaldi a una commedia (guerra o pace) dei comici. Ritornò in casa Simonetta.

NB Alle guglie della tettoja vi erano piccole bandiere ed alle colonne due bandiere incrociachiate, ed alla colonna [del porto] il bandierone. Prima di andare in casa Simonetta si portò nella sala degli Operai quivi tenne un discorsetto, poscia, facendolo presente il sindaco Franzosini che gli operai desideravano una sua memoria col cambio del cappello, gliene diede uno e lo invitò a consegnargli il suo. Il cappello offertogli era di seta della fabbrica Giovanni Frova.

[6 giugno 1862]
Ore 7 ½ Garibaldi in compagnia del Sindaco e colla banda si porta oltre il ponte St. Bernardino quivi era il luogo destinato al tiro del bersaglio. Erasi formati 2 casotti pavoneggiati di tele bianche e rosse e verdi. Nel casotto dei tiratori quivi si fermava Garibaldi per un poco in piedi, poscia si assise. Dei tiratori più bravi furono Rabaglietti, il sindaco Franzosini, l'avvocato Cavallini, Cocchino Simonetta. Alle ore 8 si porta Garibaldi in casa Simonetta, alle 8 ½ parte finacheggiato dai 2 generali di suo seguito ed a cavallo per Premeno.

7 giugno 1862
Il generale arriva da Premeno senza che alcuno s'accorse. Alle ore 4½ ci portammo di guardia alla casa Simonetta. Quivi si portarono molta gente. Alle ore 7 il municipio con l'ufficialità della civica [va] a fargli visita in cui il Generale ringraziava per l'accoglienza fattagli dal paese e dalla civica. Alle 8 fece chiamare i 2 partiti per unirli amichevolmente, che per dopo longo discorrere alle 9½, sciolta l'adunanza, si portarono i 2 partiti a bere insieme. Si cercava dal Generale e dal Sindaco Giulio Margozzini [cioè] colui che intentò un processo contro l'altro partito, essendoci stata baruffa nell'osteria del Moretto, ma non volle aderire alla volontà del Generale e non comparve.

NB Causa dei due partiti fu questa. Il primo partito unitamente al Municipio tutti i negozianti, era Costituzione e Vittorio Emanuele. Il 2 partito era quello degli operai, era Repubblica e Garibaldi. Nell'aggiustamento il sindaco Franzosini per far vedere che tutto [...] era di far pace proponeva una sottoscrizione ed egli era per primo firmava con questo ch'egli non erano contrari alla [...] Società degli Operaj.

8 giugno 1862
Il Generale dopo aver stretto la mano al papà (capitano della civica) ringraziando di nuovo per il servizio della civica, colla carrozza del sindaco Franzosini Carlo si portava a Cannero.

9 giugno 1862
Sorte il piroscafo da Laveno e vi si vede inalberata la bandiera grande, supponiamo che vi fosse garibaldi di ritorno. Si portarono alla riva i 4 cannoncini e si fecero molti spari; approda il piroscafo per lo sbarco dei passeggeri, si grida viva Garibaldi, allora egli viene sul cassone in camicia rossa a ringraziare tutti col cappello; i figli per avvicinarsi maggiormente al piroscafo [entravano] nel lago, egli li avvisa del pericolo, ma essi non ostante si avanzano col grido di Garibaldi, allora gli fece gridare viva Vittorio Emanuele, viva l'unione. Si distacca il piroscafo dalla riva, si replica il grido di viva Garibaldi».


Città di Verbania. Il Risorgimento su Lago Maggiore - Documenti. Dal diario di Giosuè Aluvisetti
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