Documenti. Relazione Zoppi

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«Relazione dell'avv. Pietro Zoppi al Commissario G. La Farina sui fatti di Cannobio.
Cannobio 2 giugno 1859
Il sottoscritto è lieto di compiere ad un gradito incarico riferendo alla S.V. gli ultimi avvenimenti che resero glorioso Cannobio. Come ogni altro maggiore Comune del Verbano, Cannobio abbandonato alle proprie forze per colpa del Comando Militare di Pallanza, dovette da prima seguendo anche gli ordini del governo [...] una enorme requisizione di assi e di travi che un proconsole austriaco minaccioso nei detti e nei fatti richiedeva al municipio la prima metà di maggio.
Continuando l'austriaco in quest'opera di estorsione verso i municipi e di rapina verso i privati, i Cannobiesi avuti gli ordini dal governo formarono primi il proposito di opporre al rapace austriaco una difesa cittadina.
Lungo la spiaggia i popolani cannobiesi si affaticarono nel costrurre estese barricate, fosse e palizzate e nell'edificare un fortino in cui fu posto un cannone (che Garibaldi adoperò nel 1848 contro gli austriaci). Il giorno 27 maggio alle 6 antimeridiane il vapore austriaco Radetzki, sortendo alle solite correrie, passava oltre Cannobio verso il confine svizzero. Nel ritorno, avvicinandosi soverchiamente alla riva di Cannobio, quel piroscafo fu visto togliere le sbarre che mascheravano le batterie. A quell'atto aggressivo risposero tosto a colpi il nostro cannone e i nostri carabinieri e le nostre milizie nazionali sparse sulla collina o coperti dalle barricate. L'austriaco cannoneggiò lungamente con palle e mitraglia. Nessun danno patirono i nostri; ebbe invece perdite il nemico per opera specialmente degli abili carabinieri. Fu costretto avviarsi al suo covo di Laveno scornato e punito. Intanto dai vicini paesi volontari accorrevano i militi nostri valligiani per dividere i cimenti e gli onori dei carabinieri.
Il 28 maggio alle ore 6 antimeridiane il rullo del tamburo e lo stormo delle campsne chiamavano i vigorosi del paese alla barricata mentre la popolazione inerme era inviata a ripararsi nei vicini villaggi.
Erano in vista i due piroscafi Radetzki e Taxis. Il primo s'avanzava spiegando bandiera bianca. Ignari della cagione rispondemmo dalla riva collo stesso segno. Insigne tradimento! L'austriaco sempre ribelle agli usi della guerra e alle leggi dell'onor militare, quand'ebbe scansato il pericolo e acquistata una posizione per offenderci, abbassò la bandiera parlamentare e dai due vapori armati appositamente di sette pezzi da fortezza, cominciò tuonare e fulminare con ogni maniera di proiettili. IL paese bombardato per circa tre ore con una grandine di palle delle quali parecchie erano da 40 libbre non piegò a tanto apparato di forze nemiche, e con un solo cannone tenendo in rispetto due vapori terribilmente armati e disposto ad opporre i petti cittadini ad un temuto sbarco, costrinse quei feroci discendenti di Barbarossa a cadere di fronte ad un popolo armato per difendere la propria libertà.....
Il nemico dovette lamentare non lievi perdite d'uomini colpiti dai nostri carabinieri e artiglieri. Prevdendo successivi attacchi abbiamo tosto costrutto due altri fortini; demmo commissione per la fusione di due cannoni, ne apprestammo due in legno e due altri li ricevemmo da quei di Cannero.
La forza armata componevasi delle nostre G.N. e di Finanza e dei Carabinieri..... Ognuno à ammirato lo straordinario sangue freddo, l'energia e i disagi con cui il nostro bravo cap. Paolo Zaccheo eccitò e secondò l'ardore della valorosa nostra milizia. E secondavano lui egregiamente il ten. Carlo Zammaretti e il sottoten. Giuseppe Picuri. Il commissario Cassina comandava i Preposti i quali come in tutte le occasioni sul Lago Maggiore si sono acquistati molto onore. Fra i carabinieri ricordiamo con molta compiacenza il Zaccheo medico condotto in Cannobio, Achille Casanova di Milano e Marioni Giacomo, padre e figlio di Cannero, i quali colla giustezza del loro tiro fecero gravissimi danni al nemico.
Vuolsi segnalare il coraggio e la maestria del doganiere Bazzano Luigi, già artigliere, che colla precisione di colpi del cannone riscuoteva frequente plauso. Ei stette primo solo durante parecchi colpi presso il cannone; lo soccorsero il volontario artigliere Jelmoni e il nostro popolano Vittore Zaccheo, ai quali tre sul campo fu dal Sindaco corrisposta una gratificazione. I fortini e le palizzate ammirabili sotto ogni aspetto furono improvvisati in poche ore dal nostro ing. Pianta. Il sindaco Bongiovanni e l'intero consiglio fatti consci del pericolo del paese consigliarono ogni sorta di spese e sacrifizi per conservare intemerato l'onore di due gloriose giornate».

Città di Verbania. Il Risorgimento su Lago Maggiore - Documenti. Relazione Zoppi
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