8 - 9 maggio 1859. Le imposizioni di guerra al Comune di Arona

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É bene far notare che le requisizioni degli Austriaci a danno del borgo di Arona iniziarono già sul finire di aprile. Infatti, la mattina del 30 aprile i due piroscafi armati Radetzky e Benedek lasciarono la loro base di Laveno e fecero rotta verso il basso lago. Intorno alle otto giunsero davanti ad Arona, rasentando quasi la costa assiepata di gente. All'altezza del torrente Vevera misero in acqua un barchino così da permettere ad alcuni soldati di raggiungere la riva; saliti fin sullo stradone i guastatori «atterrarono colle scuri due pali del telegrafo, e procedendo in seguito fino alla ferrata ne ruppero due o tre coni che serrano le rotaie». Compiuto il sabotaggio i militi tornarono a bordo: il Benedek continuò la sua rotta verso Sesto Calende, mentre il Radetzky si fermò nella rada di Arona. Dal battello furono calate in acqua due scialuppe cariche di soldati che si diressero verso il porto, qui «si impadronirono di tre navettoni al servizio dei vapori nostri pel trasporto di mercanzie e di legno e carbon fossile». Attaccato il bottino al piroscafo la Regia Imperiale Marina fece ritorno a Laveno.

6 maggio: gli Austriaci si fecero nuovamente davanti ad Arona. Il Capitano del Radetzky intimò al sindaco, Paolo Merzagora, di non permettere più alla popolazione di assieparsi lungo la riva ad ogni loro passaggio, «perciocché se mai fosse avvenuto che qualcuno tentasse qualche atto inimichevole non avrebbero potuto rispondere senza offendere donne e fanciulli».

8 maggio: gli Austriaci imposero alla Comunità una taglia di cento travi, ottocento pezzi di assi e un numero imprecisato di travicelli. Tutto questo materiale avrebbe dovuto essere depositato sulla riva del lago entro le dieci del giorno seguente.

9 maggio: come minacciato i soldati imperiali tornarono in mattinata a riscuotere la taglia. Presero tutto il legname e razziarono anche il carbone stoccato all'interno del magazzino governativo. Aiutati da alcuni barcaioli di Angera portarono via tutto fino all'ultima cesta.

12 maggio: per non dover consegnare le armi agli Austriaci i preposti di finanzia di Arona «ripararono con armi e bagagli a Solcio e su pei paesi montani del Contado di Lesa».

13 maggio: giunse dal Sindaco di Novara l'ordine di consegnare ai soldati imperiali entro il mattino seguente diciotto carri e quaranta cavalli. I possidenti nascosero i loro animali nei boschi del Vergante.

17 maggio: nuovo ordine di consegnare quanto intimato qualche giorno prima, pena l'occupazione del borgo.

18 maggio: il sindaco Merzagora, per non far correre alla popolazione guai peggiori, minacciò il carcere e una multa di 300 franchi a tutti coloro che pur essendone proprietari non avessero consegnato gli animali. Il Mandamento di Arona oltre ai carri e ai cavalli dovette contribuire anche trenta buoi. Nel frattempo gli Austriaci avevano costituito un governo provvisorio per la provincia di Novara, mentre Arona fu aggregata alla provincia di Milano, diventando il XXXIII distretto.

22 maggio: dopo una lunga marcia giunsero nei pressi di Arona i Cacciatori delle Alpi.

 

Per approfondire
Alessandro Alganon, Arona 1859. "Fatti e ciarle" della guerra raccontati dall'arciprete Lissandrini, in «Antiquarium» IV-2011, pp. 347-376.