26 maggio 1859. Gli Austriaci minacciano nuovamente Arona

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In mattinata si sparse la voce che un piroscafo austriaco stava dirigendosi verso il basso Verbano. Temendo che venisse per vendicarsi dell'offesa subita il giorno precedente, ad Arona scoppiò il panico: intere famiglie lasciarono il borgo e si diressero verso la rocca, i negozi furono chiusi, gli usci e le finestre delle case vennero sprangati. «Era un andare, un venire, un dimandare novelle, un borbottare contro gli impudenti e gli esaltati come cagione di tutto il malanno».
Finalmente il Radetzki fece la sua sinistra comparsa nelle acque antistanti Arona. Avanzava lentamente, poi si fermò e repentinamente fece marcia indietro e andò a gettare l'ancora nel golfo di Ispra. Nel primo pomeriggio il piroscafo riapparve nuovamente sventolando bandiera bianca. Non ricevendo da riva nessuna risposta al segnale di tregua esposto, gli Austriaci spararono una granata contro la riva. Questo bastò a convincere gli amministratori di Arona a scendere a più miti consigli e parlamentare.
L'avvocato Felice de Vecchi, accompagnato dal fratello, comandante della Guardia Nazionale, si avvicinò in barca al Radetzki e in mezzo al lago conferì con il Capitano della marina imperiale che a sua volta gli era andato incontro su un barchino. L'ufficiale ordinò di far togliere entro mezz'ora tutte le barricate poste lungo la riva, in caso contrario avrebbe bombardato il borgo per ventiquattro ore consecutive. L'avvocato de Vecchi prese tempo, tornò a terra e riferì al Consiglio Municipale quanto gli era stato ordinato. Il sindaco Merzagora non volendo che la popolazione subisse tragiche consegenze accettò le condizioni, che peraltro non erano certo gravose. Il professor Gaudenzio Magistrini e il dottor Luigi Rejna portarono sul piroscafo la risposta conciliante del Sindaco.
Il giorno seguente l'arciprete don Lissandrini annotò sul suo diario: «Arona fu tranquilla: i piroscafi austriaci corsero a loro volta innanzi e indietro pel lago senza inquietarci e senza essere da noi inquietati».


Per approfondire
Alessandro Alganon, Arona 1859. "Fatti e ciarle" della guerra raccontati dall'arciprete Lissandrini, in «Antiquarium» IV-2011, pp. 362-364.