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Documenti. Dal diario dell'arciprete di Arona

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«Maggio 22. Questo giorno è memorando non per ciarle ma per fatti veri, di cui io stesso sono spettatore. Verso le ore otto, due o tre uffiziali [garibaldini], fatto il giro del paese, furono al Palazzo Municipale, ordinando di far parare gli alloggi per 4500 soldati e 4000 razioni. Guidati dal Vice Sindaco signor Longa Serafino, visitarono tutti i locali capaci. Non fu possibile salvare almeno la Chiesa Parrocchiale perciocché non avvisarono prudente cosa alloggiare nella tettoia della ferrovia, e del magazzeno della Dogana Nuova, come esposti al cannone del Vapore Radeski. La notizia fummi data appena sceso dal pulpito, ed avvertii il popolo che non si sarebbero fatte funzioni dopo pranzo, dovendosi sgombrare la chiesa. Si diede la benedizione subito dopo la Messa solenne, ed il Sacramento si portò in processione alla chiesa delle Monache, l'unica lasciataci in libertà. Le chiese furono tosto sgombre, i banchi dei comuni furono accatastati dentro il Presbiterio, gli affittati ritirati dai privati. Per buona sorte quando tutte le chiese, l'Asilo, il Teatro erano già sgombri e già preparavasi la paglia da distendersi, dopo che era già venuto il General Garibaldi collo Stato Maggiore e trenta o quaranta cavalli, ed i soldati garibaldini già sostavano, aspettando gli altri, lungo lo stradone del Cimitero fin alla Quara, un ordine improvviso impose di partire immediatamente per Castelletto Sopra Ticino. I poveri soldati stanchi ed affamati e tutto fradici di pioggia ebbero a proseguire il viaggio, e le nostre chiese restarono intatte. Mi fu dato l'avviso di chiudere la chiesa verso le ore 9, e me ne andai placidamente a dormire. Ma il sonno fu inquieto giacché udivo ogni rumore di carri e di cavalli che passavano. Seppi poi che tutte le provvigioni di carne, pane, eccetera furono spedite a Castelletto».

Alessandro Alganon (a cura), Arona 1859. "Fatti e ciarle" della guerra raccontati dall'arciprete Lissandrini, in «Antiquarium» IV-2011, p. 359