8 giugno 1862. Garibaldi a Locarno

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Intorno alle ore 17.30 dell’8 giugno 1862 Garibaldi, proveniente da
Intra, giunse a Locarno invitato da un gruppo di cittadini guidati dal farmacista di idee mazziniane Paolo Gavirati. Sceso dal piroscafo fu accolto dal suono della locale banda musicale e da una folla festante; si recò quindi all'Albergo Corona da dove, affacciatosi al balcone, ricevette il benvenuto ufficiale del sindaco di Locarno, Luigi Rusca. Presa la parola, Garibaldi pronunciò un discorso contro li tiranni che opprimono i popoli, esaltando la Svizzera «palladio della libertà in Europa, gelosamente custodita dalla temuta arma, la carabina».
Dopo la cerimonia in piazza ebbe luogo il banchetto nell’ampio cortile interno all’albergo. I coperti furono oltre duecento (altre fonti ci dicono quattrocento) con un alto numero tra i commensali di signore, in prevalenza giovani. Verso la fine della cena presero la parola Attilio Righetti, presidente della Società dei Carabinieri di Locarno, il consigliere nazionale Carlo Battaglini e l’avvocato Paolo Marconi, presidente della sezione di Locarno della Società Elvezia, che offrì a Garibaldi una carabina sicuro che il generale l’avrebbe usata per difendere la Svizzera il giorno in cui qualche tiranno avrebbe tentato di violarne la libertà. Profondamente colpito da queste parole, Garibaldi si alzò in piedi e impugnando l’arma dichiarò: «Io accetto con gratitudine questa carabina e giuro avanti questo popolo repubblicano ch’essa non servirà che a redimere schiavi. I sentimenti che qui sono stati espressi mi hanno tanto commosso, che io non ho mai sentito pari commozione. Ho la fortuna d’aver servito varie repubbliche, ma non ho mai veduto lo sviluppo delle spirito repubblicano e sociale così maschio come tra il popolo svizzero». Le cronache dell’epoca raccontano che terminato il banchetto le signore fecero ressa intorno all’ormai leggendario generale: chi per stringergli la mano, chi per averne un bacio; alcune madri gli presentarono i figli affinché li benedicesse per le future battaglie della libertà. Garibaldi venne quindi accompagnato a visitare il padiglione del tiro a segno, i palazzi amministrativi e la Villa Pedroni (posta sulla strada per Bellinzona) dove fu gli offerto un breve rinfresco. Trascorsa la notte nel palazzo dell'avvocato Modesto Rusca, il giorno seguente alle 6 del mattino Garibaldi ripartì col piroscafo.

 

Per approfondire
Fabrizio Panzera, Garibaldi e la Svizzera. Agno 1848 – Mezzana 1860 – Locarno 1862 – Ginevra 1867, in «Verbanus» 30-2009, pp. 399-426.
Giannino Bettone, Garibaldi a Locarno, in «Archivio Storico Ticinese», serie I, III (1962), 9, pp. 455-472.